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Nulla senza Teseo

20 dicembre 2020 

"Teseo concepì un piano grandioso e ammirevole. Radunò ad abitare in città tutte le genti sparse per la regione, e di un popolo fin allora disunito, sordo ad ogni chiamata quando si trattava di interessi comuni, anzi, spesso a litigi e talora a guerre intestine, egli fece una sola città. Visitò distretto per distretto, famiglia per famiglia a far opera di persuasione. La gente comune aderì prontamente al suo invito; ai potenti promise un governo repubblicano e democratico, in cui egli sarebbe figurato solo come comandante supremo dell’esercito e custode delle leggi. Mentre per il resto tutti avrebbero goduto di eguali diritti. Vennero quindi abolite le sedi comunali e consiliari e le amministrazioni locali, e fu costituita una sola sede (omissis) dove ora si erge la cittadella…"

Plutarco, Vite parallele, Teseo e Romolo, 24.1 

Ad Atene, un tempo, per dare concretezza storica ad ogni avvenimento laico e/o religioso, avente la dignità di evento e quindi da conservare e trasmettere, si cantava: Nulla senza Teseo. 

                                    

I superbi Ateniesi, che si ritenevano autoctoni, nati dalla terra che abitavano, avevano scelto di consacrare la loro polis ad Atena, cioè alla divinità che non portava alcun “nome”, nata femmina armata, dai comportamenti da maschio, preferita a Poseidone, la divinità dalle molte forme della materia.

Si può percorrere la via della virtù e della conoscenza in modo eroico, erotico e dialettico per sacralizzare i rapporti di reciprocità, sia della singola persona, sia della collettività di appartenenza, sia dell’umanità in quanto “una”, con Dio e con la natura: insomma una sorta di continua “coniugazione” da cui si origina la vita e la morte.

Gli ateniesi scelsero un eroe, qualcuno che laicamente divenisse simbolo di riferimento sia per ogni identità personale, sia per conservare la identità collettiva, sviluppatesi dalla cultura umanistica congeniale alla comunità ateniese, e nel contempo avesse le capacità di mediare ogni attività pubblica.

Un eroe che non fosse confuso con quello olimpico per eccellenza: Ercole, ma colui per il quale erano stati depositati i pegni regali, ovvero la spada ed i calzari, segni di un destino glorioso.

Teseo nasce non ad Atene, ma sulla via che porta da Trezene al suo porto, dall’unione, miracolosamente contemporanea di Etra, la madre, con Egeo, l’uomo re di Atene e la divinità Poseidone, a significare che ogni unione umana deve essere partecipata dall’unione divina, magnificamente descritta nel mito di Dioniso, altra divinità, come Atena, nata da Giove, uno dalla parte inferiore (coscia) l’altra dalla parte superiore (testa). 

La duplice natura permette a Teseo di liberarsi dall’anima animale rappresentata dal Minotauro e sposare l’anima spirituale rappresentata da Arianna, che non viene abbandonata a Nasso, ma, liberata dal corpo/Teseo, semplicemente viene sistemata per potersi riunificare con lo spirito rappresentato da Dioniso.

Attualmente l’umanità sembra vergognarsi di avere eroi, forse perché ci sono troppi santi, troppe divinità pagane e troppe manifestazioni illusorie in giro.

Al contrario, più che mai c’è bisogno di eroi che diano concretezza alla cultura occidentale che, nata nel Mediterraneo, ha permeato di sé l’Europa.

Europa che dovrebbe ricordarsi dell’azione di Roma, che ha saputo rendere dinamica ogni staticità laica e religiosa delle popolazioni attive nei territori, che man mano rientravano sotto il suo mantello civilizzatore, originato dalla “città” nata dalla luce, nella luce e per la luce.

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Troika su moneta d'argento Romana C. Naevius Balbus I sec. a.C

Gli Europei devono riportare a nuova conoscenza i rapporti concreti e lungimiranti fra Gerusalemme e Roma che hanno originato, ognuno per la propria missione, la nascita e lo sviluppo della cultura occidentale che va risacralizzata rendendola idonea, nel rispetto della sua tradizione, per le necessità spazio-temporali del nostro presente che abbiano, però, in sé le capacità di infuturarsi continuamente a vantaggio e non a detrimento delle generazioni a venire.

 

Vogliono, possono e devono gli Europei assumersi la responsabilità di continuare a rinnovare la cultura occidentale a beneficio di tutta l’Umanità?

 

È urgentemente necessario che ciò accada affinché si canti assieme:

Nulla senza Europa

 

Tale presa di coscienza collettiva   deve avere i princìpi, i mezzi ed i fini identici affinché la cultura occidentale, sedimentata nei millenni in tutta l’Europa , la sua base ideologica, la sua teoria, la sua identità pazientemente costruite non siano manomesse o depredate, ma costituiscano l’amalgama  o  meglio, la mediazione continua di tutte le culture aventi pari dignità, al fine di conservarle e trasmetterle con tutte le trasformazioni in essa avvenute.

Nulla può essere raggiunto senza il coinvolgimento di chi è capace, al pari di Teseo, di far rispettare le leggi che guidano la politica verso il buon governo, l’economia verso la giustizia, la società verso la pace.

Nulla si può fare senza la memoria di tutto ciò che abbiamo di più antico perché lì  alberga ogni novità affinché l’Uomo che abbia la coscienza di sé la riporti alla luce nell’attualità dell’essere.

Nulla senza la storia intesa come verifica dei moti dello spirito sul piano del mondo del sensibile.

Nulla senza merito, perché ogni opera dell’Uomo e di Dio non è gratuita, ma deve avere il suo compenso sia nel fisico materiale sia nel fisico spirituale.

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Essere Alato  Olimpia VII sec a. C 

Un articolo scritto da Giuseppe Simonetta con la collaborazione di Fulvio Benelli e Laura Gigli per il giorno del Quarto Avvento del Natale del sole mai vinto.

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